RICORDARE E DIMENTICARE

 Oggi è la Giornata della Memoria, legata al fenomeno dell’olocausto, la strage di circa 6.000.000 di ebrei e molti altri, da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.  La data è quella del giorno della liberazione di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa (27.1.1945)
 
Il bilancio fatto del Congresso Ebraico mondiale fatto nel ’46, un anno dopo la fine della guerra è di 5.978.000  vittime della Shoah. La maggioranza degli ebrei sterminati erano originari della Polonia e dell’URSS, “ossia circa due terzi dell’ebraismo europeo e all’incirca il 40% dell’ebraismo mondiale”.

Come aveva sottolineato Primo Levi, che aveva vissuto la drammatica esperienza del lager, «perché è successo, può succedere ancora». I fatti di questi giorni ci fanno purtroppo vedere quanto questo sia vero e quanto aver dimenticato la propria esperienza e quella altrui può scatenare odio e violenza, fisica e verbale.

Dimenticare vuol dire rischiare veramente di ripetere quanto è successo o perlomeno non avere imparato nulla dalla storia. E questo non solo per il drammatico evento dell’olocausto, ma per ogni altra cosa che ha segnato la vita dell’umanità, a livello globale, locale o personale.

Certo, a volte la nostra mente ci protegge dai ricordi che hanno sconvolto la nostra vita e lo fa per salvaguardarci dai danni che quel ricordo può ancora provocare. Un conto però è quello che il nostro sistema di autodifesa fa in maniera naturale, un conto è la scelta deliberata di dimenticare un evento per indifferenza, apatia o quant’altro. Qualcosa che invece dovremmo sempre ricordare affinché diventi motore vitale per la nostra esistenza.

La Parola di Dio invita in continuazione a ricordare, a non dimenticare. Dio lo fa tante volte con Israele (Deuteronomio 4:9), oggetto di esperienze di ogni genere: negative per la loro continua disubbidienza e ribellione (Deuteronomio 9:7, 24), positive per i continui interventi misericordiosi di Dio (Deuteronomio 8:2, 18).

Quella di Israele non è una storia lontana che non ci riguarda, ma, come sottolinea il Nuovo Testamento: Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche (1 Corinzi 10:11); Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza (Romani 15:4). Ricordare per non ripetere gli errori, ricordare per imparare e trarne beneficio. Ecco perché è fondamentale leggere nella Bibbia la storia di Israele, perché è l’unico modo per comprendere la storia del mondo, passata, presente e futura. E Dio ha voluto che tutto questo rimanesse fino ai giorni nostri, fissato nel suo Libro: Il SIGNORE disse a Mosè: «Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo (Esodo 17:14); Ora vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i giorni futuri, per sempre. (Isaia 30:8).

Ed è in Israele che duemila anni fa venne Gesù, il Figlio di Dio nato e cresciuto come uomo in una famiglia ebraica. Quello che venne a fare era per compiere la Legge data a Israele (Matteo 5:17), chiudere il vecchio patto fatto con loro per inaugurarne uno nuovo che, da loro, si allarga a tutta l’umanità. Quel nuovo patto era fondato sull’offerta di sé stesso, ed è proprio collegandolo con il momento della sua inaugurazione, che Gesù ci dice di non dimenticarci di lui e di quello che quel sacrificio significa per tutti coloro che ne riconoscono, per fede, tutto l’indispensabile valore: Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi. (Luca 22:19-20; vedi anche 1 Corinzi 11:24-25).

Se ci ricordiamo di lui, lui non si dimenticherà di coloro che hanno posto la propria fede in lui: Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te (Isaia 49:15).

Se ci ricordiamo di lui, lui dimenticherà le nostre colpe che abbiamo confessato: Io, io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati (Isaia 43:25).

Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del SIGNORE e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. (Giona 2:8)

Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici (Salmo 103:2)

Tratto dal blog “La nuova nascita”

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