Come aveva sottolineato Primo Levi, che aveva vissuto la drammatica esperienza del lager, «perché è successo, può succedere ancora». I fatti di questi giorni ci fanno purtroppo vedere quanto questo sia vero e quanto aver dimenticato la propria esperienza e quella altrui può scatenare odio e violenza, fisica e verbale.
Dimenticare vuol dire rischiare veramente di ripetere quanto è successo o perlomeno non avere imparato nulla dalla storia. E questo non solo per il drammatico evento dell’olocausto, ma per ogni altra cosa che ha segnato la vita dell’umanità, a livello globale, locale o personale.
Certo, a volte la nostra mente ci protegge dai ricordi che hanno sconvolto la nostra vita e lo fa per salvaguardarci dai danni che quel ricordo può ancora provocare. Un conto però è quello che il nostro sistema di autodifesa fa in maniera naturale, un conto è la scelta deliberata di dimenticare un evento per indifferenza, apatia o quant’altro. Qualcosa che invece dovremmo sempre ricordare affinché diventi motore vitale per la nostra esistenza.
La Parola di Dio invita in continuazione a ricordare, a non dimenticare. Dio lo fa tante volte con Israele (Deuteronomio 4:9), oggetto di esperienze di ogni genere: negative per la loro continua disubbidienza e ribellione (Deuteronomio 9:7, 24), positive per i continui interventi misericordiosi di Dio (Deuteronomio 8:2, 18).
Quella di Israele non è una storia lontana che non ci riguarda, ma, come sottolinea il Nuovo Testamento: Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche (1 Corinzi 10:11); Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza (Romani 15:4). Ricordare per non ripetere gli errori, ricordare per imparare e trarne beneficio. Ecco perché è fondamentale leggere nella Bibbia la storia di Israele, perché è l’unico modo per comprendere la storia del mondo, passata, presente e futura. E Dio ha voluto che tutto questo rimanesse fino ai giorni nostri, fissato nel suo Libro: Il SIGNORE disse a Mosè: «Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo (Esodo 17:14); Ora vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i giorni futuri, per sempre. (Isaia 30:8).
Ed è in Israele che duemila anni fa venne Gesù, il Figlio di Dio nato e cresciuto come uomo in una famiglia ebraica. Quello che venne a fare era per compiere la Legge data a Israele (Matteo 5:17), chiudere il vecchio patto fatto con loro per inaugurarne uno nuovo che, da loro, si allarga a tutta l’umanità. Quel nuovo patto era fondato sull’offerta di sé stesso, ed è proprio collegandolo con il momento della sua inaugurazione, che Gesù ci dice di non dimenticarci di lui e di quello che quel sacrificio significa per tutti coloro che ne riconoscono, per fede, tutto l’indispensabile valore: Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi. (Luca 22:19-20; vedi anche 1 Corinzi 11:24-25).
Se ci ricordiamo di lui, lui non si dimenticherà di coloro che hanno posto la propria fede in lui: Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te (Isaia 49:15).
Se ci ricordiamo di lui, lui dimenticherà le nostre colpe che abbiamo confessato: Io, io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati (Isaia 43:25).
Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del SIGNORE e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. (Giona 2:8)
Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici (Salmo 103:2)
Tratto dal blog “La nuova nascita”
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