Tra le varie tragedie che colpiscono il mondo, in questi giorni abbiamo assistito a due grandi catastrofi: le alluvioni in Libia e il terremoto in Marocco. Stiamo anche assistendo a due diversi approcci all’emergenza. Mentre la Libia sta chiedendo ed accettando aiuti internazionali da chiunque voglia farlo, il Marocco ha messo dei paletti, consentendo per il momento a solo pochi paesi di intervenire sul loro territorio. Questione politiche ed economiche sembrano essere dietro questa scelta, ma intanto intere fasce di popolazione sono ancora senza aiuti e alcune zone colpite dal sisma non sono ancora state raggiunte.
Sembra strano pensare che qualcuno che ha un estremo bisogno di aiuto rfiuti di averlo, ma in realtà il fenomeno non è così raro se lo consideriamo a livello personale, di singole persone.
Quanti, pur avendo un’estrema necessità di sostegno o di consiglio per uscire da una situazione difficile o di pericolo, rinunciano a farsi aiutare per motivi che possono andare dalla mancata consapevolezza della loro situazione, alla superficialità con cui affrontano le questioni della loro vita, alla mancanza di fiducia nel prossimo, all’orgoglio o quant’altro.
Se guardiamo alla Scrittura notiamo come anche Gesù avesse da un lato folle di persone che andavano a lui per cercare aiuto, ma anche persone che lo respingevano nonostante lui fosse lì per risolvere l’enorme problema spirituale (e tutte le conseguenze che questo portava) che li affliggeva: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! (Matteo 23:37).
L’invito era stato lanciato e l’offerta era pronta per loro, anche attraverso i suoi servitori, ma molti rifiutarono allora come oggi, come Gesù spiegò nella parabola delle nozze: Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. (Matteo 22:3) … non volete venire a me per avere la vita! (Giovanni 5:40).
Lo stesso atteggiamento lo ritroviamo varie volte anche nell’Antico Testamento: Poiché quando ho chiamato avete rifiutato di ascoltare, quando ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi, avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere (Proverbi 1:24-25).
Eppure l’obiettivo di Dio per l’uomo è il suo intervento salvifico: Perché, quando io sono venuto, non si è trovato nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno mi ha risposto? La mia mano è davvero troppo corta per liberare, oppure non ho la forza di poter salvare? (Isaia 50:2); Poiché così aveva detto il Signore, DIO, il Santo d’Israele: «Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza». Ma voi non avete voluto! (Isaia 30:15).
Come è possibile rifiutare una tale offerta di aiuto? E cosa comporta per chi lo fa in maniera definitiva? La risposta ancora una volta arriva dalla stessa Parola di Dio: Badate di non rifiutarvi di ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono di ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo (Ebrei 12:25); … come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? (Ebrei 2:3).
Come abbiamo ricordato nei precedenti post, riconosciamo il nostro bisogno, se questo non ci fosse ancora chiaro, e non rifiutiamo l’aiuto di colui che ci chiama dal cielo, per intervenire nella nostra vita, per sostenerci e toglierci le nostre paure, affinché “possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?» (Ebrei 13:6).
Tratto dal blog “La nuova nascita”
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