DIO CI APRA UNA PORTA PER LA PAROLA.

 

prima del testo dell’articolo una comunicazione:

 

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Il grande desiderio di Paolo era che Dio stesso operasse in Grazia aprendo una porta per diffondere la Parola, cioè l’Evangelo di Cristo. Infatti, il verso dice: (Ep. Colossesi 4:3) Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinchè Dio ci apra una porta  per la Parola,  perché possiamo annunziare il mistero di Cristo a motivo del quale mi trovo prigioniero. Dunque vi era non solo una porta del carcere da aprire, ma secondo l’intendimento di Paolo, era Dio che doveva favorire le condizioni per la propagazione del Vangelo. Il mandato ricevuto era generale ma per compiere la volontà specifica del Signore, occorreva che lui intervenisse e la metafora era una porta aperta per far brillare la Verità e la Vita in Gesù.

La prima porta.

L’allegoria della porta è già presente all’inizio della Bibbia: (Genesi 4:7) Se agisci bene non rialzerai il volto? Ma se agisci male il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro te, ma tu dominalo. Orbene, il dialogo tra Caino e Dio rivela di una porta sulla cui soglia vigila il peccato, per compiere la sua opera nefasta e mortale. Il consiglio di Dio è di comportarsi con giustizia e benevolmente. Purtroppo la storia di Caino confermerà il rigetto del consiglio, che sfocerà nell’omicidio del fratello Abele. Anche Gesù all’inizio del suo mandato riferirà di due porte(Ev. Matteo 7:13-14) Entrate per la porta stretta perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.

 Dunque una porta stretta e una larga! Gesù sta alla soglia di quella stretta  e dice: (Apocalisse 3:20)Ecco IO sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, IO entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con ME. Si la porta in questo caso, come in quello di Caino è la porta del cuore di ognuno di noi, che deve ricevere e ascoltare la voce di Gesù, il quale ci chiama alla sua comunione. Entrare in Lui e cenare con Lui è il traguardo della fede individuale, discesa dall’incontro con Gesù confermato dalla sua Parola. Il Signore Gesù ci conosce a fondo; può utilizzare una frase per farci un ritratto vero: (Apocalisse 3:8) IO conosco le tue opere, ecco ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere perché pur avendo poca forza, hai serbato la mia Parola e non hai rinnegato il mio nome. E’ vero la pietà di Gesù è attenta, solerte e riconosce quelli che udendo la sua voce, serbano nel cuore la Parola dell’Evangelo per la salvezza, non rinnegano il nome e il sangue versato di Gesù il Salvatore avendo conosciuto il valore salvifico del suo atto..

Una seconda porta.

(Ev. Giovanni 10:7-10-14) Perciò Gesù di nuovo disse: in verità in verità vi dico IO  sono la porta delle pecore…IO sono il buon pastore; il buon Pastore da la sua vita per le pecore…IO sono il buon pastore e conosco le mie  e le mie conoscono ME. Ancora lo stesso concetto di comunione in altra situazione, ma con il medesimo scopo cioè la comunione con Gesù. Lui è la porta, cioè la Parola che da vita e il Pastore garantisce la sicurezza e anche  la vita delle pecore. Tutto l’Evangelo in molte parti ripete l’invito di andare a Gesù con fiducia, per sperimentare il suo amore, l’amore del Padre e acquisire per la fede la vita eterna la quale è da Lui garantita.

Un altro episodio inerente è quello delle dieci vergini. Il matrimonio è in primis la volontà di Dio per i coniugi, poi la comunione spirituale dei contraenti le nozze, infine  l’unione dei corpi per divenire una sola carne. (Ev. Matteo 25:10-11-12) Ma mentre quelle andavano a comperare, arrivò lo sposo, e quelle che erano pronte entrarono con Lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa, Più tardi vennero anche le altre vergini dicendo: Signore, Signore aprici, ma Egli rispose: IO vi dico in verità non vi conosco. Il tragico rifiuto dello sposo verso le vergini sonnacchiose e senza l’olio,  ci istruisce sul tempo in cui lo sposo può essere trovato e accolto nella comunione proficua e in grazia realizzabile. La porta chiusa della parabola è  perenne, era aperta ma evidentemente la luce del Vangelo non aveva fatto breccia nel cuore di chi resta escluso, fuori della porta come le vergini, che sebbene virtuose agli occhi del mondo non ebbero l’accesso alla gioia. Un vero esempio da considerare.

Per certi versi chi rifiuta Gesù, era come Lazzaro (Ev. Luca 16:20) c’era un mendicante chiamato Lazzaro che stava alla porta di lui pieno di ulceri. Questi individui riottosi al Vangelo, a differenza di Lazzaro bramoso di sfamarsi, hanno rifiutato la cura del Buon Pastore che afferma (Ev. Giovanni 5: 41) IO sono il pane che è disceso dal cielo. Il pane di vita non è stato apprezzato, la comunione non ha avuto un effetto attraente e interessante per quegli individui, che realizzano l’ammonimento di Caino stando non dentro la porta, ma sulla soglia in compagnia del peccato. Invano la grazia è stata elargita, il bussare di Gesù non ha avuto conseguenze, la comunione non si è realizzata per la superficialità o per il disinteresse, dopo aver ascoltato la Parola di Dio.

L’avversione al Vangelo dei religiosi.

Paolo scrivendo in: (I Ep. Corinzi 16:9) Perché qui una larga porta mi è stata aperta a un lavoro efficace e vi sono molti avversari. E’ vero, sebbene la predicazione del Vangelo assomigli in questo caso secondo Paolo a una porta larga, molti avversari della Parola contrastano la diffusione del Vangelo, che annunzia salvezza in Cristo Gesù per Grazia e per fede. Già al tempo di Gesù in terra, il Salvatore accusava i tradizionalisti religiosi con pesanti accuse: (Ev. Luca 11:52) Guai a voi dottori della legge perché avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati e a quelli che volevano entrare l’avete impedito. La chiave per aprire la scienza o la conoscenza di Dio, cioè la sua Parola è stata avversata dei religiosi, che sovente la nascondevano nel valore di salvezza e di relazione con Dio.

 Le velate minacce del Redentore non avevano risultati concreti per l’ottusità dei cuori degli ascoltatori, ma  la cosa grave era per l’impedimento riversato su altri. Quest’ultimi non erano meno responsabili di chi li vessava, perché la potenza di Dio li chiamava lo stesso a ravvedimento. Gesù tuttavia voleva sottolineare che sebbene senza chiave, la porta stretta era da Lui sorvegliata, però bisognava per accedervi lasciare la via larga che era comoda e colma di distrazioni piacevoli.

La terza porta. 

(II Ep. Corinzi 2:12) Giunto a Troas per il Vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore. Ancora Paolo è affezionato a questa metafora e vedeva in questo la mano del Signore per diffondere il Vangelo. Il valore di questa porta sta nella convinzione di Paolo, che per rivelazione di Dio abbia la convinzione di operare la volontà divina. I risultati sono per il Signore che salva, qui la chiave  non è nascosta. (II Ep. Corinzi 2:14) Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. E’ vero, nonostante gli attacchi satanici contro la conoscenza del Salvatore e della sua opera alla croce, il Vangelo splende, spandendo un profumo inarrestabile diretto dallo Spirito Santo per la riconciliazione a Dio dei peccatori.

Non possiamo dimenticare che Gesù per santificarci:( Ep. Ebrei 13:12 ) perciò anche Gesù per santificare il popolo con il proprio sangue, soffrì fuori della porta della città.  Dunque noi speriamo (Atti 3:2,)  come lo zoppo alla porta Bella fu soccorso da Pietro e Giovanni, che il medesimo dono cioè (V.6)  nel nome di Gesù Cristo il Nazzareno cammina, sia a portata dei nostri cari lettori i quali possano trovare ristoro e comunione con la persona amata di Gesù. Come visto, Lui bussa al cuore di ognuno di noi, per stabilire un rapporto santo e fruttuoso nella testimonianza del Vangelo. Auguriamo vivamente a tutti di raggiungere la comunione con il Salvatore fin tanto che la porta della riconciliazione con Dio è aperta. Terminando lasciamo sinceri saluti a tutti e a risentirci con un altro scritto la prossima settimana, Dio piacendo.

Ferruccio Iebole.

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