TORPORE, ESPERIENZA E VOLONTA’
Alcune volte nella nostra vita capita di essere assaliti da una sensazione di torpore, tutto sembra sfuggire, evaporare; le cose che ci circondano appaiono prive dell’ interesse che prima riscuotevano premurosamente; sono situazioni già sperimentate nel tempo ma allontanate per la nostra reazione e per la volontà predeterminata. Ora, però siamo come svuotati di forze, prigionieri di un’apatia e con la constatazione di indifferenza e fatica, verso la vita stessa e lo scorrere del tempo. E’ vero, forse siamo stati raggiunti da riflessioni o da quesiti sulla fede, sul modo di essere religiosi, o di interrogarsi sull’aldilà o sulla persona di Gesù. Ma poi perché affliggere la mente con domande corpose? Tornare nel torpore dell’indifferenza sembra conveniente. Diverso è tuttavia il torpore sparso da Dio, che pare inverosimile per la percezione che abbiamo di Lui, delle sue azioni, dei suoi disegni. Eppure ci avvisa che è così.
Svegliarsi dal Torpore
(Isaia 29:10) E’ il Signore che ha sparso su di voi uno spirito di torpore, e (Ep. Romani 11:8) Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire. Essere avvolti dal torpore spirituale vuol dire, non avere una chiara visione di ciò che la Bibbia propone nella via della salvezza, sconosciuta ai più, che neppure si preoccupano di conoscere concretamente, perché vittime della superstizione e dello scetticismo. Un modo di comportamento ben collaudato dal procedere delle persone. La Parola di Dio è chiara nel dispensare le indicazioni per traguardare la fede in Cristo Gesù e ricevere dal Salvatore il perdono dei peccati e la vita eterna. Destarsi dal torpore è quindi un passo indispensabile perché la luce dell’Evangelo splenda vittoriosamente sulla morte. L’annunzio della Grazia è quello che toglie le scaglie del torpore, rimette in funzione gli occhi della fede per vedere, le orecchie per udire nuovamente e nitidamente, ci introduce anche nella realtà splendente del perdono divino.
Perciò, come successe nell’incontro della donna al pozzo con il Signore Gesù, (Ev. Giovanni 4:39) Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto, Il Salvatore con la sua presenza discreta metteva a nudo la fisionomia della peccatrice e altresì lo scorrere della vita di ognuno di noi oggigiorno in quanto peccatori certificati. Il Signore avrebbe buoni motivi per essere scontento e fornire quindi un giudizio sconveniente nei nostri confronti; invece si avvicina con la sua tipica dolcezza e domanda (Ev. Giovanni 4:10) Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice…E’ vero il Signore Gesù potrebbe aprire ogni angolo della nostra vita e fare la lista delle nostre infedeltà o il lungo e il preciso elenco dei nostri peccati, senza incorrere in errori o dimenticanze; invece si approssima a noi con le parole di vita, (Ev. Giovanni 3:34) Perché Colui che Dio ha mandato dice le Parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano.
Dunque è straordinario il pensiero del Redentore in quanto ci comunica non solo Parole di Dio, ma altresì propone la presenza dello Spirito Santo presso noi per guidarci nella via della conversione e della salvezza. Occorre tenere presente che quando Gesù pronunciava queste frasi, lo Spirito Santo non era ancora stabilmente venuto in terra, eppure il Salvatore poteva già anticipare la Sua presenza senza limitazione alcuna, a conforto di quelli che ricevevano l’invito evangelico. Il dono di Dio consiste nel ricevere l’acqua della vita, quella che disseta eternamente, ma prima occorre conoscere Colui che dona l’acqua viva. Molte persone hanno un approccio distorto con il Donatore, non lo conoscono profondamente, si accontentano di un fugace incontro con Gesù presso il pozzo e poi tutto finisce.
Sanno che nel pozzo c’è dell’acqua che disseta, ma non posseggono la differenza con l’acqua viva, perché non conoscono il Donatore. Il pozzo rappresenta bene la vita dell’uomo, un buco nero dove non si scorge il fondo, contenente un’acqua cioè una vita che senza un adeguato secchio per approvvigionarsi, non svolge nessuna attività in favore degli altri. Dunque per la vita occorre un recipiente, e sperare che l’acqua non sia inquinata per continuare a vivere. Gesù invece è presso il pozzo con la sua offerta presente, con acqua viva pronta a divenire una fonte costante in chi la beve dalle sue mani. La promessa di Gesù è: (Ev. Giovanni 4: 14) Chi beve dell’acqua che IO gli darò, non avrà più sete, bisogna perciò uscire dal torpore della nostra diffidenza e accettare con fede di abbeverarsi al Signore. (Ev. Giovanni 4:14) l’acqua che IO gli darò diverrà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna. Se Gesù promette una fonte e non un secchio; vuol dire che nel progetto dell’Ideatore, la sua Grazia è talmente grande che prevede un getto continuo, come il suo amore per i peccatori. La Viva Acqua, quella che disseta eternamente, non dipende dal nostro ingegno o maestria religiosa, è prevista su altre basi: divine, amorevoli, misericordiose e pietose. Orbene, se ci lasciamo svegliare dal torpore con l’acqua dell’Evangelo, il suo benefico risveglio rinnoverà i nostri occhi e il nostro udito.
Vedere Cristo Gesù
Molte persone hanno desiderato vedere Gesù, altri lo hanno incontrato per caso o per volontà specifica del Salvatore; indipendentemente da ciò, è bene vedere il Donatore della nostra salvezza con la specifica volontà di scoprire i suoi lineamenti nelle materie che più gli appartengono, e udire la sua comunicazione in fatto di fede. Le sue materie sono: la verità della sua venuta, progetto sconosciuto agli uomini, ma esplicitato nelle parole (Ev. Giovanni 4:34) il mio cibo è far la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere l’opera Sua. Ancora: (Ev. Giovanni 3:16) Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinchè chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna. Dunque manifestare la volontà celeste, l’amore paterno, la vita eterna, e (Ev. Giovanni 4:23) i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità. Questi esaurienti argomenti ci rivelano in maniera chiara l’opera salvifica di Gesù in favore dei peccatori. La volontà, Gesù l’ha portata a compimento e resa esplicita sulla croce, immolando il suo corpo e il suo sangue per la remissione dei peccati, acquistando una redenzione eterna da dispensare a chi crede in Lui. Ora nel cielo, Gesù contornato da una gloria stupefacente, proclama Grazia agli uomini, invitandoli a essere riconciliati con Dio sulla base di quel sacrificio, accettato da Dio Padre, manifestato in potenza e in tutta la terra dallo Spirito Santo.
Acquisire esperienza per realizzare la volontà divina
Il messaggio dell’Evangelo ci rende edotti nell’amore di Cristo Gesù che si presenta a noi come Salvatore e Signore; l’amore divino ha per scopo finale la nostra salvezza, la vita eterna, come precedentemente citato nel versetto. Infatti bisogna imparare, cioè fare esperienza con il Signore; questa la si conquista nel cammino con Lui, con la ricerca della sua faccia nella Parola di Dio. Accedere alla fede circondati dalla Grazia è il primo passo, come dice Paolo (Ep. Romani 5:2) abbiamo avuto per la fede accesso a questa Grazia nella quale stiamo fermi, e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio.
Dunque, il privilegio di stabilire una chiara relazione con Gesù espressa nella confidanza, ci proietta ad accedere sempre più nella pazienza e di conseguenza nell’esperienza virtuosa della Sua Pace. Il tragitto dell’esperienza porta alla speranza, (Ep. Romani 5: 5) Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, che ci è stato dato. Che grande comunicazione quella di sapere che la speranza non è qualcosa di evanescente ma di reale, cui si può accedere ed esserne coinvolti lietamente. Questa speranza ci indirizza ad apprezzare sempre più il valore della volontà salvifica di Gesù e a contemplare come adoratori l’amore del nostro Dio.
Questo amore è sparso nel nostro cuore con un’azione potente dello Spirito Santo, che prende il suo massimo compiacimento nel seminare sentimenti di riconoscenza e adorazione verso Dio. Nel racconto evangelico della donna al pozzo, tutto poteva finire con un frettoloso saluto dopo la disquisizione sull’acqua; invece Gesù conduce una semplice donna assetata, in una riflessione profonda ed efficace che coinvolgeva il modo di adorare Dio. Questo traguardo trascina e richiama anche noi se abbiamo creduto in Cristo, l’esperienza del cammino e la realizzazione della volontà di Dio ci intriga positivamente. Se l’amore di Dio è effettivamente dispiegato verso noi, il nostro desiderio è di fare la sua volontà, specialmente nell’adorazione perché essa richiede la nostra esperienza con Lui e coinvolge tutto il nostro essere, corpo, anima e spirito.
Adorare il Signore
Lo stato di vero adoratore parte da dei presupposti ben specificati nel versetto seguente (Ep. Romani 5: 15) A maggior ragione la Grazia di Dio e il dono della Grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti; perciò raggiunto riccamente dalla Grazia l’adoratore è indotto a perseguire l’azione dello Spirito Santo, che dispiega efficacemente la comunione con Dio attraverso l’unico Mediatore Gesù. Dunque per uscire dal torpore dei riti religiosi, senza vita e senza approvazione biblica, e adorare Dio in Spirito e Verità, occorre approssimarsi a Dio Padre mediante il Salvatore Gesù. Lui è il centro e il Mediatore, unico nome per cui accedere a Dio. La Sua presenza in mezzo agli adoratori sarà indice di guida nella Verità e fragranza di pari consentimento, cioè una comunione libera tra uguali, sentita e corrisposta da tutti gli adoratori. In questa atmosfera non vi sarà l’errore (Ev. Giovanni 4:22) Voi adorate quel che non conoscete. No! La Parola di Dio, cioè la Bibbia guiderà il culto e la manifestazione di Cristo in mezzo ai radunati per adorare, sarà più che sufficiente a compensare di gioia spirituale i cuori dei presenti (Ev. Matteo 18:20) Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, li Io sono in mezzo a loro. Queste sono parole sempre attuali ed efficaci, unite al ricordo del doloroso sacrificio di Gesù sulla croce, olocausto cui bisogna dare la giusta valenza e riconoscerla come unico mezzo che toglie il peccato degli uomini e li assolve, rendendoli adatti a divenire dei veri adoratori e a presentarsi in fiducia nella presenza di Dio. Il Signore ama ricevere la spontanea adorazione dei suoi figli credenti, svegliati dal suo amore e guida. Possano i nostri cari lettori fare l’esperienza di adorare Dio in Spirito e Verità, impegnando la propria volontà e il proprio ardore nel ricercare e compiere la volontà di Dio.
Ferruccio Iebole
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