SIMON MAGO

Filippo il Diacono designato dalla moltitudine dei credenti riceve l’imposizione delle mani dagli Apostoli Atti 6:6, mani che esprimono l’intento e la condivisione del santo annuncio della Buona Novella. Filippo al pari degli altri diaconi è pieno di Spirito Santo, ha buona testimonianza verso il mondo, è pieno di fede, di sapienza che la grazia del Signore gli ha conferito. Anche la potenza di compiere grandi prodigi e  segni fanno parte della manifestazione dell’Evangelo perché in questo tempo particolare e non ripetibile, lo Spirito Santo concede queste operazioni per glorificare in maniera speciale il Nome e la Resurrezione di Gesù. Il Nome è quello che credendo in esso, si ottiene il perdono dei peccati e che sovverte la tradizione dei riti mosaici. Il battesimo è la forma pubblica d’ adesione alla nuova dottrina  e completamento evidente al ravvedimento e conversione. Il ricevimento dello Spirito Santo è il marchio indelebile per i credenti nati di nuovo. Essere stati con Gesù, Atti 4:13 e riconosciuti  come tali è una peculiare caratteristica di quel tempo e di oggigiorno. In Samaria, tappa per la testimonianza, si verifica ciò che l’Evangelo compie per mezzo degli usufruitori del dono di evangelista Ep. Efesi 4:11, una smisurata gioia prodotta da Cristo Gesù Atti 8:8, guarigioni nel corpo e nell’anima. Poi vi sono eventi miracolosi sconvolgenti nel vedere spiriti immondi uscire da indemoniati. Sono effetti e azioni che determinano la comprensione di vedere abbandonare i corpi dei posseduti, sotto l’impulso e la potenza dell’Evangelo. C’era poi una categoria di persone le quali erano preda delle magie più perverse e sataniche, immerse in una palese idolatria paralizzante, che solo l’annunzio ricevuto nel cuore, del Lieto messaggio del regno di Dio e del Nome di Gesù Atti 8:12, abbandonavano  dimostrando il rinnovamento con l’atto pubblico del battesimo. Importante era questa ubbidienza continuativa, simile a quella proposta a suo tempo da Giovanni Battista. E’ evidente che immergersi nell’acqua non lava i peccati, ne trasforma in cristiani chi compie l’atto battesimale; ma rende consapevoli tutti Atti 7:51 di non essere di quelli in opposizione e resistenza allo Spirito Santo. La tenda, Atti 7:43 del dio Moloc,  la stella del dio Refan con i loro riti incantatori e le arti magiche seducenti, non resistono alla prova della Parola di Dio predicata e recepita con la fede. Anche Simone proponendosi come potente ciarlatano, in mezzo a una babele di superstizioni e magie, è riconosciuto come falsa potenza di Dio. Probabilmente senza essere nato di nuovo,  Simone si adatta a una nuova propulsione di miracoli veri e opere potenti, e per non essere tacciato pubblicamente  o relegato a ruolo minoritario e marginale, cerca la compagnia di Filippo per mantenere una certa reputazione. In questo nuovo territorio l’Evangelo richiede un segno evidente sui nuovi credenti, che diventano continuazione di comunione fraterna con quelli di Gerusalemme e per adempiere alla profezia di  Atti 1:8. Infatti, sono mandati con mano d’ associazione e di comunione Pietro e Giovanni. Questi, come evidenziato nell’imporre le mani, lungi dall’essere un gesto mistico o carico di solennità da imitare o ripetere, favoriscono la discesa dello Spirito Santo anche a questi  nuovi credenti, in maniera simile a quella ricevuta degli Apostoli. Simone è attratto dalla gestualità, confondendo il reale potere delle mani, con l’indipendenza della persona dello Spirito Santo che ha concesso la manifestazione nella discesa e pensa di acquisire questa potenza con dei denari. Come nel caso del miracolo allo zoppo entrano spiccatamente in ballo i soldi, l’oro l’argento, merce a cui i falsi adoratori tengono sommamente. Simone non aveva messo in conto che Pietro, tra le grazie ricevute per spandere la buona novella, ha la possibilità di leggere nel cuore delle persone, come ha fatto nel recente caso di Anania e Saffira. Il verdetto all’offerta del denaro  per acquisire il dono dello Spirito Santo, provoca una serie di sentenze o di consigli da parte dell’Apostolo. Atti 8:20-21 proietta un orizzonte  di perdizione; nonostante la precedente professione di fede e del battesimo, chiaramente come sentenzia Pietro “…non hai parte ne sorte alcuna. Poi l’analisi prosegue con l’esamina del cuore non retto davanti a Dio”. Il  (Vers.22) esprime una serie di consigli:

  • Ravvediti dalla malvagità,
  • Prega il Signore
  • Se possibile, ti perdoni il pensiero del cuore
  • Vedo infatti che tu sei pieno di amarezza
  • Sei prigioniero d’iniquità.

Questo episodio è emblematico per l’insegnamento palese che riveste: in Samaria la terra della parabola del passaggio compassionevole del Salvatore, del soccorso pietoso, della fasciatura  con la medicazione dell’olio e del vino, del trasporto misericordioso, della cura e della promessa del ritorno, certamente è episodio conosciuto. Poi, come dimenticare l’incontro di Gesù con la samaritana e con il dialogo sublime del Redentore con la donna e le parole del dialogo, Ev.Giov.4:10 “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice dammi da bere tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva e (Vers.14) chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete …e diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”. Non vi è dubbio sulla conoscenza di questi racconti da parte di Simone, ma in lui si coglie il rifiuto di andare personalmente alla fonte, alla medicazione della Parola , all’essere rinnovato con l’olio e il vino, in altre parole dal buon Samaritano. Quell’invito perentorio in Atti 8:22 prega il Signore, è lasciato cadere nel vuoto e la trascuratezza si trasforma in una blanda preghiera d’intercessione verso gli apostoli.  Qualcuno ravvisa nell’episodio la prima preghiera ai santi e  la richiesta di comprensione per chi lo  vede in legami d’amarezza e prigioniero d’iniquità. In quanto ad amarezza Pietro Ev. Luca 22:62 se ne intendeva; ma pure dello sguardo pietoso di vita del Signore Gesù, raccontato nel versetto precedente (Vers.61), quindi l’esortazione era congrua. Il fatalismo  traspare evidente  nell’atteggiamento di Simone, non ha vigore spirituale per vedere le braccia aperte di Gesù, è scettico e diffida dell’amore divino; forse parafrasando la parabola del seminatore Ev. Luca 8: 14 “.. se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni , dalle ricchezze e dai piaceri della vita e non arrivano a maturità”. Nel racconto s’intravede come la domanda di aiuto  in Atti 8:24 “pregate voi per me”, sia rimasta senza risposta perché non indirizzata correttamente alla sola persona giusta: Gesù. E’ anche una solenne risposta di come i cosidetti santi, nulla possono nell’intercessione con i vivi, non avendo i trapassati nessuna influenza  e ascolto o comunione con il mondo attuale delle persone viventi. Nella successione dei fatti si constata come il condizionamento della magia,  dello spettacolo e del protagonismo sia ancora asfissiante e presente nella vita di Simone. Non vi è  un lieto fine in questa vicenda; come in altre storie di personaggi biblici che arrivati alle soglie del perdono e del ristabilimento della comunione con Dio si ritraggono indietro, sperando come il mondo e non fidandosi dell’amore di Gesù Cristo il gran Perdonatore. Come scritto in II Tessal. 2:10 “…perché non hanno aperto il cuore all’amore della Verità per essere salvati” riverbera bene il caso. Il personaggio preso in esame assomiglia a ciò che è scritto in Ep. Ebrei 12:17 “…sebbene la richiedesse con le lacrime, perché non ci fu ravvedimento”. Un  consiglio confortante per tutti è scritto in Ep. Ebrei 12:14 “Impegnatevi a cercare la pace e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore”.

IEBOLE FERRUCCIO