QUELLO CHE TU AMI E’ MALATO

La frase evangelica di grande impatto sopra citata, si riferisce a una dizione che può essere estesa a moltissime persone, con motivazioni diverse, con realtà di vita o di percorsi differenti. Ferme restano le situazioni dell’amore, mentre quelle del malato potrebbero progressivamente mutare e essere avviate a guarigione o morte. Essere malato pone le persone in ascolto, non sapere se arriverà la guarigione desta uno stato di forte emotività; le cose passate tornano per avere un’analisi più ponderata di allora. La vita stessa si ridimensiona, forse ci si attacca a valori fino ad ora ignorati o considerati senza importanza, forse si approda a un rifiuto sdegnato di prendere in esame la malattia grave o leggera che sia e le sue conseguenze. Reazioni disparate alla malattia; per il credente comunque si avvicina un cammino certo di crescita spirituale e di progressiva confidanza nel Signore Gesù, che risulta sempre più splendente e amoroso nelle sue cure e nella sua presenza.

(Ev. Giovanni 11:3-4) Signore ecco, colui che tu ami è malato, Gesù udito ciò disse: Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio affinchè per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato. Questo versetto ci comunica diversi aspetti, che con una scomposizione li rende più facili a capire e ad analizzare:

  1. Che tu ami
  2. Malato
  3. Gesù ascolta
  4. La malattia
  5. La gloria di Dio
  6. Per mezzo del Figlio
  7. Dio sia glorificato
  • 1) Nell’episodio di Lazzaro la prima affermazione corrisponde a <Signore tu ami> vuol dire che Gesù è il Signore; manifesta le prerogative di Dio e il suo insindacabile potere in fatto di dirigere la vita degli esseri creati, lasciando a questi ultimi l’autonomia di ubbidire oppure rifiutare questa sua signoria, la sua volontà e di conseguenza il suo amore. Si, amore, non quello interessato o conveniente, speculativo o denso di interessi personali, ma quello rivolto ai nemici, quello difficile per comprensione e per realizzazione. Amore del Salvatore dimostrato ampiamente sulla croce, con l’atto scientemente accettato in pronta umiltà, quando Gesù moriva per riscattare dei nemici peccatori mediante la sua Grazia. Il Signore Gesù al Calvario aveva accettato il verdetto di Dio sul peccato, Lui se ne era caricato e lo espiava, sottoponendosi innocentemente alla devastazione del suo corpo santo per redimere i peccatori e trionfare con la resurrezione di quel corpo sull’imperio della morte. (Ep. Romani 5:8) Dio invece mostra la grandezza del suo amore per noi in questo: che mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi. Meraviglioso termine <questo>vuol certificare la grandezza dell’amore di Dio e di Cristo; l’empietà del nostro comportamento in quanto nemici di Dio nelle opere e nei pensieri; la forza dirompente dell’amore divino che giunge fino a donare la vita per gli altri, sebbene nemici. Ancora, l’amore di Dio è da conoscere e da crederlo, cioè da utilizzare la fede per renderlo reale e dimorante nel nostro cuore (I Ep. Giovanni 4:16) Noi abbiamo conosciuto l’amore di Dio e vi abbiamo creduto. Dio è amore e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. L’amore di Cristo si manifesta con continuità, nei secoli e anche ora: (I Ep. Giovanni 4:8-9) Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore, in questo si è manifestato per noi l’amore di Dio; che Dio ha mandato il Suo Unico Figlio nel mondo affinchè per mezzo di Lui vivessimo. Dunque un amore che non risente del tempo o dell’usura, ma infinito, costante ed eterno come l’autore.
  • 2) L’ammalato Lazzaro era attorniato dalle premure familiari, che l’accudivano con amore e sapevano scegliere per lui le cose migliori per la dedizione confortante verso il paziente, dimostrata dai congiunti. Il malato generalmente conosce la gravità ma spesso respinge il rimedio, per mancanza di fiducia nei medici e nella efficacia delle medicine. Poi subentra la rassegnazione come qualcosa di ineluttabile e tutto si intristisce fino alla scomparsa. Il malato che Gesù ama è diverso, infatti sente l’azione benefica dello Spirito Santo che gli rivela le sofferenze patite da Gesù, sofferenze che divengono argomento di ponderazione e di riflessione per indurre il malato ad accettare un destino avverso. E’ vero, tutti indistintamente per il trascorrere del tempo, cadiamo nell’oppressione della malattia, ma la preghiera del malato e degli amici nella fede leniscono, confortano e accendono la speranza nelle promesse del Signore.(Ev. Giovanni 11:23) Tuo fratello risusciterà; sono parole che contengono promesse, le medesime rivolte a quelli della fede in Cristo Gesù il Signore, che confidano nella Bibbia e fanno proprie le parole di vita del Salvatore.
  • 3) Gesù ascolta le preghiere, le suppliche e le invocazioni di guarigione richieste; a disposizione c’è già l’amore; occorre sapere la sua volontà, se vi sarà il trapasso sarà la sua comunione a condurre il cammino, se sarà accordata la guarigione vorrà dire che l’utilità del credente sarà ancora impiegata per altri scopi. In tutti e due i casi la crescita nella fede sarà assicurata e la vicinanza a Cristo ravvivata per lo Spirito Santo. (I Ep. Giovanni 4:13) da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed Egli in noi; dal fatto che ci ha dato del Suo Spirito. (I Ep. Giovanni 5: 14) Questa è la fiducia che abbiamo in Lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce. (II Ep. Giovanni v. 6) In questo è l’amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti.
  • 4) La malattia di Lazzaro come quelle di tutti gli uomini, sono ben conosciute dal Signore che sa distinguerle e ne comprende gli scopi. Gesù in quanto Messia veniva anticipatamente già definito e riconosciuto, con una descrizione precisa intorno alle malattie che avrebbe sopportato come esempio per noi; (Isaia 53: 4-5) Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato…e mediante la sue lividure noi siamo stati guariti. Occorre saper distinguere e vedere come con pazienza e umiltà il Signore Gesù ha agito nei confronti delle malattie, Lui giusto si è caricato delle nostre infermità coinvolgendo il riscatto delle nostre anime nel suo divino progetto; (Isaia 53:10) Ma il Signore ha voluto stroncarlo con patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, Egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni e l’opera  del Signore prospererà nelle sue mani. Non riusciamo a capire per intero l’affermazione <Ha voluto stroncarlo> se non attraverso l’abbandono effettuato alla croce, in quanto divenuto peccato per noi; così come ci arrendiamo difronte alle inspiegabili sofferenze e ai dolori esemplificati anche nella persona del patriarca Giobbe.
  • 5) Gesù aveva detto che la malattia coinvolgeva la gloria di Dio, chi sarebbe stato presente avrebbe usufruito di un evento straordinario cioè una resurrezione. Sarebbe bastato questo fatto inconcepibile a cambiare dei cuori, che assistevano inconsapevoli al tornare in vita di un morto, che puzzava già e non v’era ombra di vita in lui? No! Il cuore dell’uomo è incredulo e malvagio. La proclamazione della gloria di Dio con le parole <Lazaro vieni fuori> stava per essere pronunziata e l’effetto visto con una chiara visione del morto tornato in vita, visione sconvolgente accompagnata dalla gloria inequivoca e divina, non riusciva a commuovere quelli che prima piangevano, anzi in seguito: ( Giovanni 12.10) Ma i capi sacerdoti deliberarono di far morire anche Lazzaro. I cercatori di gloria divina credettero a Gesù, altri preferirono quella degli uomini e della delazione, provocando un giorno, dove il progetto programmato era quello di uccidere Gesù, come detto nell’Evangelo: (Ev. Matteo 21:38-39) Ma i vignaioli veduto il Figlio dissero tra di loro: Costui è l’erede; venite uccidiamolo e facciamo nostra l’eredità. Lo presero e lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. La gloria di Dio si doveva altresì manifestare anche attraverso l’immane sacrificio di Cristo, per risultare Grazia immeritata per gli uomini peccatori morti nei peccati.
  • 6) Gesù durante la sua predicazione disquisiva sulla sua origine divina con gli occasionali seguaci ma non era creduto; accennava alle cose gloriose dei cieli di cui era stato testimone, senza essere reputato degno di fede. La sua gran pietà per l’incomprensione umana nel capire la sua persona, si materializzava nel suo fremere nello spirito e nel piangere (Ev. Giovanni 11:33-35-38) Gesù pianseGesù dunque fremendo…Ora, il Salvatore voleva avvalorare la preghiera, la richiesta a Dio perché con l’esaudimento del miracolo e della evidenziata comunione, il suo essere il Mandato, venuto dal cielo, fosse riconosciuto senza ombra di dubbio. (Ev. Giovanni 11:41-42) Padre ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene, che Tu mi esaudisci sempre, ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda affinchè credano che Tu mi hai mandato. Il Figlio di Dio, l’Emmanuele, cioè Dio con noi, con questo glorioso miracolo si confermava come Datore di vita, confermando le parole: (Ev. Giovanni 5:25) In verità in verità vi dico: l’ora viene anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno. Certamente come il morto Lazzaro, uditore della voce di vita, divenuto testimone della fulgida gloria di Gesù; non come successo a Erode (Atti 12:21-22-23) Nel giorno fissato, Erode indosso l’abito regale e sedutosi sul trono, tenne loro un pubblico discorso, e il popolo acclamava: Voce di un dio e non di un uomo! In quell’istante un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato la gloria a Dio; e roso dai vermi morì. E’ vero, nonostante il lusso, le belle parole e la pompa magna che impressionava il popolo, rimane evidente la visione tragica di un cumulo di vermi che divoravano in un’atmosfera surreale e schifosa, un corpo vivo. La causa era che Erode non aveva glorificato Dio.
  • 7) Non vi sono dubbi che il Padre avallando l’assenso alla richiesta del Figlio nella resurrezione di Lazzaro, abbia voluto affermare la evidente comunione esistente tra Lui e il Figlio. Poi concedendo l’incancellabile esaudimento, dichiarava che nessuno avrebbe potuto disporre della sua Grazia se non per mezzo del Figlio, e se non fosse stato conforme nella volontà suprema divina. Il Padre rispondendo positivamente al Figlio manifestava il consenso nel ministerio del Figlio, affinchè tutti, giudei e sacerdoti, fossero edotti nella gloria celeste riversata sul suo diletto Figlio, che chiamava in vita l’amico Lazzaro. Anche oggi chi sente il richiamo della voce di Gesù, si può predisporre a ricevere la Grazia salvifica ed entrare a far parte di quella comunione, ben rappresentata nell’Evangelo: (Ev. Giovanni 12:2) Qui gli offrirono una cena, Marta serviva e Lazzaro era a uno di quelli che erano a tavola con Lui. Allora Maria presa una libbra d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli e la casa fu piena del profumo dell’olio. L’esempio proposto descrive bene la comunione tipo dell’adoratore del Salvatore nelle tre fasi; Il credente risorto è al servizio del Signore e gode della Sua presenza con intimità, essendo chiamato al banchetto della Sua rammemorazione. Esso è il ricordo di un sacrificio eseguito da Gesù  per i Suoi, che pieni di gioia e di riconoscenza lo adorano con l’olio di gran valore, cioè la preghiera e la lode unita al ringraziamento guidato dal Suo Spirito. L’umiliazione sincera provata dai credenti come causa effettiva del sacrificio di Gesù, viene ripagata dal profumo spirituale, che si sente ogni qualvolta gli adoratori si riuniscono assieme per rendere un culto a Dio. Questo profumo ha il potere di avvolgere la persona glorificata di Cristo e di inebriare di fragranza spirituale anche i credenti, che assistono ed eseguono il servizio. Se durante l’adorazione del Padre per mezzo di Gesù e per la gioia dello Spirito, non realizziamo questa attitudine e questa atmosfera, vuol dire che non stiamo adorando il vero Dio.

 Conclusione

Vogliamo interrogarci e chiedere a tutti i nostri amici lettori: durante il vostro culto a Dio realizzate l’atmosfera della casa di Betania? Idealmente  il profumo di gran prezzo lo sentite? E’ Gesù presente in maniera così corporea come allora, tale da riempire la scena del convivio? Non occorre rispondere a noi, ma ognuno per proprio conto al Signore.

Ferruccio IEBOLE

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