LO SO , QUINDI PARLO (SE NO STO ZITTO)

Un motto dice “

Non è necessario dire tutto quello che si pensa, ma è fondamentale pensare a tutto quello che si dice” e, aggiungiamo noi, bisognerebbe anche conoscere quello che si dice, se quello che diciamo richiede di avere familiarità con l’argomento. Oggi sembra che siamo diventati tutti esperti di tutto, che ognuno di noi sia una Wikipedia vivente. Il fatto di poter accedere a una mole infinita di dati e informazioni, ci crea l’illusione di poter argomentare con competenza praticamente su tutto. Anche quando inoltriamo ad altri qualcosa trovato in rete che, a nostro avviso, è stato detto da esperti, rischiamo di diffondere notizie delle quali non siamo in grado, per mancanza di conoscenza specifica, di capirne la veridicità, la scientificità o quant’altro.

Che fare allora in queste circostanze? Senz’altro meglio tacere, meglio non diffondere, meglio un messaggio, un tweet, un post in meno, che essere diffusori di notizie false o non accertate.

Gli amici di Giobbe pensavano di aver capito tutto, di avere una risposta a tutto quello che gli era successo, sul perché della sua improvvisa rovina, delle sue numerose disgrazie, riversando su di lui fiumi di parole e di giudizi. Giobbe provò a replicare, dicendo: Oh, se faceste silenzio! Esso vi sarebbe contato come saggezza (Giobbe 13:5). Questo ricorda alcuni passi simili del libro dei Proverbi: Anche lo stolto, quando tace, passa per saggio; chi tiene chiuse le labbra è un uomo intelligente (Proverbi 17:28); Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente (Proverbi 10:19).

Ma anche Giobbe, nel suo ribattere ai tre amici, si è trovato coinvolto in un fiume di parole che man mano persero la saggezza iniziale e che finirono per travolgerlo, costringendo Dio a intervenire per porre fine a quel fiume di discorsi insensati, rivolti non solo contro gli altri, ma anche contro Dio stesso. Come ammonisce l’Ecclesiaste: Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra. Le tue parole siano dunque poche, poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati (Ecclesiaste 5:2-3).

Spesso, davanti a affermazioni fatte da persone di cui conosciamo l’incompetenza su un determinato argomento, ci troviamo con il dilemma di dover scegliere se rispondere o meno. Dilemma ben espresso da altri due passi dei Proverbi: Non rispondere allo stolto secondo la sua follia, perché tu non gli debba somigliare. Rispondi allo stolto secondo la sua follia, perché non abbia ad apparire saggio ai propri occhi (Proverbi 26:4, 5). Se è vero che, avendone le competenze necessarie, è giusto correggere l’errore, è altrettanto chiaro che talvolta rischiamo, come Giobbe, di rimanere noi stessi travolti da dibattiti senza fine che non solo non portano a nulla, ma che anche possono turbarci profondamente, ricordando che“Chi sorveglia la sua bocca e la sua lingua preserva se stesso dall’angoscia” (Proverbi 21:23).

Dovremmo quindi, ognuno d noi, a fare attenzione a quello che diciamo e diffondiamo, essendo certi delle nostre affermazioni, soprattutto se queste hanno a che fare con la vita delle persone.

Gesù usò trent’anni della sua vita terrena a servire in silenzio e solo negli ultimi tre si diede alla predicazione pubblica e quando lo fece dimostrò con i fatti la veridicità delle sue affermazioni, anche se molti continuarono, e purtroppo continuano, a non accettarle: In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo, e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza (Giovanni 3:11). Gesù era ovviamente totalmente competente in tutto quello che diceva. Così devono essere i suoi discepoli, quelli che credono in lui, quelli che hanno imparato per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2). Parlare di cose conosciute, vissute, sperimentate e riportate con fedeltà: Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo. (2 Corinzi 2:17), facendolo “in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori” (1 Tessalonicesi 2:4), “secondo ciò che è scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo” (2 Corinzi 4:13).

Anche per tutto il resto, parliamo e diffondiamo solo di quello di cui abbiamo piena certezza, se no meglio il silenzio. Perché c’è saggezza anche nel silenzio.

Tratto dal blog “La nuova nascita”

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