LA MANO DI DIO

Dio è Spirito e quelli che lo adorano bisogna l’adorino in Spirito e Verità” (Giov. 4:24): sebbene la Parola affermi la materia spirituale del Signore e la relazione con gli uomini sia di tipo soprannaturale, viene accertato che la sua natura e il suo intervento siano resi comprensibili al mondo, prendendo spunto da cose semplici e accessibili a tutti.
L’evangelista Luca nel descrivere la presenza di Dio in Atti 11:21 qualifica questa presenza, illustrandola con un’immagine: “la mano del Signore”. Mano, estensione del corpo che dal cielo protegge e dirige tutelando. Infatti, la delucidazione faceva chiaro riferimento a ciò che disse Gesù Cristo il Salvatore nell’Evangelo di Giovanni (10:28) “nessuno le rapirà dalla mia mano”, elargendo in questo modo l’idea di protezione verso i credenti. Quando Gesù usa il verbo rapire, vuole dire che forze avverse vorrebbero compiere il delitto più odioso della terra, prendere e tenere prigionieri contro la volontà delle persone, vittime di sequestro.

Una mano indicativa
Quella mano del Signore era invece finalizzata a che “il lieto messaggio” (Atti 11:20) o Evangelo del Signore Gesù non creasse confusione sull’identità di chi era il Signore e che producesse credere, ovvero fede e conversione. E ancora Atti 11:23 si vedesse la grazia di Dio: “… vide la grazia di Dio e si rallegrò, e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto”. Ora, vedere la grazia divina è cosa ardua, forse occorrerebbero lenti speciali o occhi particolari per accogliere tale manifestazione. La Scrittura indica il luogo dove si svolge, si radica e si evidenzia la grazia; in un cuore risoluto e che ha una caratteristica: si attiene al Signore, come dice la fine del versetto. L’evangelista Barnaba aveva quegli occhi per vedere la grazia perché in sé aveva tre qualità “era buono, pieno di Spirito Santo e pieno di fede” (Atti 11:24).

Un nuovo maestro come guida
Seguendo il racconto biblico, si vede come questa bontà, si commuti nell’umiltà lungo un anno intero, a partecipare alle riunioni di culto e d’istruzione con la presenza dello Spirito Santo. Come disse Gesù nell’Evangelo di Giovanni 16:13 ”lo Spirito della verità vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà del suo, ma dirà tutto quello che avrà udito e vi annuncerà le cose a venire”. Quindi come rammentato in Atti 11:26 e fidenti: 1) per la guida e 2) dell’istruzione dello Spirito Santo, unico maestro che adopera le Sacre Scritture per ammaestrare ed erudire nella fede, i partecipanti a quei comportamenti 3) sono definiti cristiani. Oggi questo nome è abusato! Un amuleto fatto a croce pendente ai lobi delle orecchie, o portato al collo, o un battesimo contorniato da un rito con un poco d’acqua, fa pensare a molti la definizione “cristiano”. Il quadro emergente dalla Scrittura presa in esame, alla quale si permette d’insegnarci didascalicamente, appare chiaro che in una riunione dove si esercita l’allegrezza (vr. 23) e “il lieto messaggio” (vr. 20), ovvero la comunione fraterna e l’istruzione accompagnata dal desiderio di sapere, d’ imparare, esso sfocia in un crescente interesse della mente e non soltanto un ascoltare passivo e vago. Il diletto di capire, il piacere di obbedire per seguire il Maestro diventa basilare.

Il vero battesimo
Sul battesimo, Atti 11:16 ci ricorda che ve n’ era uno d’acqua fatto dal Battista; ma quello vero, autentico e cristiano, è quello ricevuto dallo Spirito Santo, che non esclude quello per immersione totale nell’acqua a simboleggiare la morte e la resurrezione del credente con Cristo. Atti 11:17 afferma che con il battesimo operato dallo Spirito della Verità, viene conferito un dono per quelli che credono nel Signore Gesù Cristo, e con quel dono devono glorificare Dio. Infatti, in Atti 11: 18 Dio si glorifica nella calma, non nel tumulto dei pensieri o delle preoccupazioni di questa vita, nei pensieri opposti alla comunione o della divisione. Il culto a Dio ha una specificità: è offerto nella calma, nell’ascoltare il sentimento di pace che pervade il petto e il benefico lavorio dell’Evangelo nel cuore e nell’anima. Sovente il cuore umano è simbolo di una prigione, dove non esiste libertà, di una cella: in Atti 12:7 l’episodio ci racconta proprio di una cella, impenetrabile, profonda, oscura, di un luogo lugubre quasi mortale. In questo brutto posto, all’improvviso, appare un angelo: come dire, la Parola dell’Evangelo arriva con leggerezza sulle ali invisibili di un messaggero fantastico, per portare pace, calma e riflessione. Arriva anche luce nel luogo oscuro: non un filo di luce, nemmeno uno spiraglio, no, una luce risplendente accompagnata da delle eloquenti parole. “Alzati, presto!”, è l’invito dell’angelo; da una posizione di prigioniero, di finto riposo, alzati da questa dignità precaria di carcerato, in fretta, subito e senza indugio. Sembra ripercorrere la fretta e le parole di altri angeli al cospetto di Lot, nel noto episodio di Genesi 19: 15 “Alzati” .

Mani libere
Nel verso 7 di Atti 12, il racconto prosegue con delle catene che cadono da delle mani, (ritroviamo questo termine) è il primo atto alla risposta di fede al comando dell’angelo. Succede come nel miracolo del paralitico (Giov. 5:8) “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina, In quell’istante quell’uomo fu guarito e preso il lettuccio si mise a camminare”. E’ sempre lo stesso metodo che viene adoperato dal Signore Gesù Cristo. Al suo “alzati”, la nostra balbettante risposta deve essere fiduciosa alla sua parola. Rispondere “si” al suo invito di uscire dalla prigione del nostro essere peccaminoso, è il formarsi della fede, per respirare la libertà di Cristo. L’ep. Agli Efesini (5:14) proclama “risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti e Cristo ti inonderà di luce”. Le catene limitative della libertà alla replica della fede vera cadono in frantumi, e al sopraggiungere di Gesù Cristo il Liberatore, il Vincitore, il Mediatore e il Salvatore, irrompono luce e voce. L’angelo, fania del modo di proporre le cose come Gesù, aggiunge quattro azioni: 1) vestiti, 2) mettiti i sandali, 3) prendi il mantello, 4) seguimi. E’ fin troppo semplice raffrontare i primi tre elementi con l’Ep. Efesini 6:10-20 ossia l’armatura del cristiano, dove sono espresse le stesse funzioni. Il seguire non è la visione, è la realtà: quando il cancello della prigione si apre da solo con il suo cigolio, il rumore comunica che Pietro subisce un evento reale, straordinario, impensabile; come la nuova nascita quando uno crede in Gesù come personale Salvatore. La seconda epistola ai Corinzi (5:17) insegna: “Se uno è in Cristo egli è una nuova Creatura, le cose vecchie sono passate; ecco sono diventate nuove”.
Una mano liberticida e invisibile che viene sconfitta
L’analisi della riacquistata libertà di Pietro è molto semplice; Atti 12:11 specifica: “so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei”. Nuovamente emerge il nome dell’arto per classificare i persecutori, gli avversari, messi in grado di non nuocere dalla sapienza e dall’ economia di Dio, che dispone con la sua potente mano. Ancora in Atti 12:17 c’è un cenno eloquente con una mano per far tacere e per raccontare non solamente la storia della liberazione, ma il modo che il Signore aveva liberato Pietro. Un grande esempio è seguire la testimonianza dell’apostolo, ma soprattutto divulgare il modo in cui Gesù salva i peccatori ancor oggi ignorato dai più. Paolo sinteticamente dirà (Tito 3:5) “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo”.

Iebole Ferruccio