IL MALE MINORE O LA COSA MIGLIORE?

Il concetto di male minore sembra funzionare in casi quali una malattia, dove si sceglie di procedere con una cura che avrà comunque effetti negativi, ma in cui quelli positivi sono considerati maggiori dei negativi. Avremo un po’ di male da una parte, ma meno male di quello che avremmo avuto se avessimo lasciato le cose così come sono.

Forse anche per risolvere le grandi questioni internazionali si può pensare che esista la via del male minore, piuttosto di quella di un male totale. Una soluzione, con vari aspetti negativi, ma sempre meglio di una in cui non si è fatto niente o di una scelta che peggiorerebbe le cose. Quasi sempre si rinuncia a priori a provare a percorrere una strada che non comporti nulla di male, perché considerata impossibile, perché questo mondo non è fatto di bianco e nero e i concetti di giusto e sbagliato, di bene e di male, sembrano appunto essere solo concetti, oggi più che mai sempre più vaghi.

Ma veniamo a noi, alle nostre scelte personali. Se siamo credenti, se vogliamo seguire quello che Dio ci ha insegnato, possiamo usare il metodo del male minore? Possiamo dire che una certa cosa è male, ma non tanto come l’altra, e quindi scegliere la prima? Se facciamo così, il primo male diventa improvvisamente bene o rimane sempre comunque un male? E fino a quanto siamo disposti a scegliere il male minore, quale percentuale di tolleranza diamo al male che accettiamo? Il 10%, il 20%… o quanto? Decidiamo che se quella scelta fatta ha il 60% di positivo e il 40% di negativo va comunque bene?

Quando Daniele e i suoi tre amici hanno dovuto scegliere tra l’ubbidire a Dio o agli uomini, che scelta hanno fatto? Di ubbidire un po’ agli uomini perché quello era il male minore per loro, tanto poi potevano comunque seguire il vero Dio in altri modi e circostanze? Il compromesso o l’unica scelta giusta, anche se questa era la più rischiosa? (vedi Daniele 3:1-12; 6:7-10).

Dio ci invita a fare scelte sapendo distinguere con chiarezza tra il bene e il male: Guai a quelli che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro! (Isaia 5:20). Non sono previste scelte a metà o parziali. Non è previsto il tramutare il male minore, che noi consideriamo tale, e chiamarlo bene. Se è male, è in ogni caso male.

Giacomo sembra richiamare questo concetto quando dice: La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce. (Giacomo 3:11-12). Seppur in contesti diversi, il concetto è lo stesso: non possiamo conciliare il bene e il male mescolandoli in una miscela accettabile. Se mettiamo un po’ di inchiostro, solo poco, nell’acqua pulita, il risultato sarà comunque dell’acqua sporca.

Stiamo attenti a noi stessi quando dobbiamo decidere cosa fare, cosa dire, cosa scegliere. Il Signore vuole che noi agiamo come quelli del giorno e non come quelli della notte (1 Tessalonicesi 5:5), non è prevista una via di mezzo. Ci invita a essere luce e non tenebre (Efesini 5:8; Luca 11:35), non un ibrido fra le due cose. Ci invita a scegliere tra la via della vita e quella della morte (Deuteronomio 30:19), perché non esiste una via intermedia.

Anzi, va oltre. Ci invita a scegliere a scegliere le cose migliori perché sono quelle che Dio vuole per noi affinché abbiamo il risultato che lui ha previsto per i suoi figli: E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. (Filippesi 1:9-11).

Cosa decidiamo quindi di scegliere? Il bene o il male minore? Le cose meno peggio, o le cose migliori? Dio, per coloro che credono in lui, ha già scelto, avendo in mente “cose migliori e attinenti alla salvezza” (Ebrei 6:9).

Tratto dal blog “La nuova Nascita”

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